Gli Appunti Del Fango- quattro bestie guardiane (pt.1)
- Milky
- 18 mag 2020
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 29 mag 2020
PREMESSA SUL PERCHÉ SE NE DEBBA PARLARE- So già che questa carta non deperisce. È possibile cogliere, con attenzione alle sottilissime trame di particelle che generano il colore e gli odori di determinate pergamene, il grado della loro immortalità. La resistenza alle intemperie, la fermezza della presa con cui insistono a trarre a sé l’inchiostro che vi viene depositato. Questo rimarrà con tutte le sue imperfezioni impresso nelle pagine, fogli sparsi forse proprio tra gli strati dello stesso fango che sonnecchia gorgogliante nel cuore profondo di questo territorio, quello di cui si informano le parole che li solcano, saggio e ambiguo genitore dell’esistenza di questo angolo calpestabile di mondo. Ciò che non posso sapere è la natura di chi dalla melma raccoglierà i miei appunti. Forse trascinati dal vento che tutto muove fin nella vastità delle campagne limitrofe, la cui terra ancestrale brama di rivoltarsi e rivelare l’umidità marrone che sembra risplendere dopo le piogge argentee pontine, forse bagnaticci ma ancora resistenti questi fogli troveranno la curiosità di un passante; magari una persona normale, che non saprà valutarne uno scopo imminente, e finirà per gettarli; o ancora una persona altrettanto normale che inizierà a leggere e ne rimarrà piacevolmente colpita per la natura delle cose qui descritte, così vicine a casa, e allo stesso tempo di tale assurdità per i suoi occhi e gli altri sensi, e si gioverà, con un amatoriale gusto per le cose dal vago sapore di magia, proprio del fatto stesso dell’incontro tra la sua città e delle cose apparentemente “bizzarre” -nella piacevole prevedibilità dei propri giorni apriliani, l’abitante, il giovane o il vecchio, ha constatato che è possibile la forma concreta di un reperto che dona legittimità alla propria città da un punto di vista insolito, e anche questo è motivo di orgoglio. Oppure ancora, a rinvenire i miei appunti nell’imperscrutabile futuro, forse lontano o forse vicino, sarà un essere di natura non umana. Non parlo soltanto di cani e gatti randagi, furbi uccelli o una qualche povera volpe girovaga, che rivolteranno l’oggetto con le zampe rognose per poi esaurire brevemente la curiosità in esso riposta. Non parlo solo degli agenti incorporei della natura e dell’urbanità. Non so dire quando, ma verranno degli esseri, alti, che incuteranno timore agli umani. Costoro saranno i prossimi abitatori di questa terra, e faranno la pagina successiva della sua storia. Sapranno leggere il linguaggio scritto, e potrebbero anche avere interesse per queste cose che ho scritto io. Estenderanno le loro lunghe braccia-zampe, con i grandi occhi prismatici comprenderanno l’oggetto raccolto, e ronzeranno divertiti (la risata del futuro somiglierà a quella del passato, il canto che un tempo si librava sulla palude, fluttuando come una nube nera sul pelo dell’acqua densa). Magari il rinvenimento sarà per loro un motivo di studi ed esaminazioni, o un semplice intrattenimento, chissà. In ogni caso, sono molte le creature che in futuro potrebbero ritrovarsi a leggere gli Appunti del Fango.
Chiunque sarà, se dovesse maturare un interesse sufficientemente sistematico per queste note sparse di un umile osservatore, potrebbe chiedersi a un certo punto da dov’è che gli Appunti del Fango hanno avuto inizio; se c’è un ordine, se possono essere classificati in maniera unitaria e tale da ricostruire tutto il percorso di queste osservazioni in modo da potervi individuare una narrativa in cui tutto tende alla tessitura di un inizio e di una fine. Io, l’autore, sarei portato a negare questo. Nel tempo in cui scrivo, non c’è il tempo, sono appunto un osservatore che vagabondando tra i fenomeni li riporta senza dargli un ordine definito, poiché sono tutti contemporanei e all’unisono costituiscono lo stesso respiro del fango sottostante: sono tutti il medesimo fenomeno, e il tempo non può fratturarlo. Ma d’altra parte, ritengo che molta dell’importanza delle esperienze di questa vita risieda nella forza delle interpretazioni che se ne possono fare. E io fornirò all’ipotetico lettore bisognoso di un “inizio” molte opportunità di interpretare in quanto tale il punto che esso preferisce, tenendo ben presente che potenzialmente ogni elemento costituisce quella cosa che rispecchia questo ideale. Alcuni però, forse, più d’altri. In tal caso quello che scrivo oggi è uno di questi. Sì, un inizio lo definisco come un momento importante per la vita interiore di un osservatore, che si anima di sensazioni nuove, come bestie migratrici giunte da poco nel territorio dell’anima, eppure tutte con qualcosa di familiare. Ebbene, di certo il sottoscritto osservatore trovò qualcosa di importante dall’incontro con quattro esseri che incontrò sul suo cammino.
GUARDIANI, MESSAGGERI?- a ogni incontro camminavo con lo zaino in spalla. La mattina iniziava a scendere delicatamente, o più spesso, l’aria già riverberava dell’eco morente dell’ora più calda e dei vapori delle cibarie quasi pronte, nebuloso sui balconi chini a sbirciare l’esterno. Orde si muovevano come me, col passo influenzato dal peso portato. Non è affatto insolito, per un qualsiasi studente o chiunque si sposti in un tragitto tra il dovere e la casa, imbattersi proprio in questi momenti della giornata in manifestazioni del genere. Questi studenti lo dimenticano, dandolo per scontato tanto è assimilato, ma il nome stesso con cui li si identifica in molti contesti, compreso quello in cui scrivo, è radicato a quel luogo in cui si recano e dove si stanziano più o meno dalle otto del mattino all’una. Tanto basta perché questo influenzi la loro psiche ed esistenza tutta in modi che non immaginano. È naturale che determinati fenomeni precedano o seguano quelle che sono un’immersione e un’emersione, dentro e fuori da una particolare capsula di significati. Forse stanno spiriti in attesa, un’attesa che può essere un agguato, o un messaggio, un allarme, talvolta perfino un saluto o un contatto; oppure la strada che si percorre può rivelarsi come la forma di uno di quei sentieri particolari, che tutti conosciamo, nei quali bivi e nelle cui svolte a ciascun angolo operano forze demoniache, sia in maniera destinata a passare inavvertita che in maniera tangibile e spaventosa, e in cui sembra netta la distinzione tra quei principi del mondo che appaiono buoni e quelli che appaiono cattivi. E altre volte ancora, è invece la neutralità con cui ci guardano certi occhi a causarci inquietudine, a metterci a disagio proprio perché non hanno interesse in merito a questi principi. Ci disturba questo atteggiamento sinistramente inumano quando il nostro cuore friabile reclama mappe e bussole a gran voce. Ma indipendentemente dall’effetto scaturito in noi dallo sguardo delle strane cose che brulicano tutt’intorno ai luoghi che si impongono con un significato nelle nostre vite, gli sguardi che guizzano dalle scie tracciate da emozioni policefale e striscianti, e indipendentemente da quanta attenzione vi prestiamo in quel momento, dietro tutto ciò è sempre presente una miniera di messaggi che è bene anche solo qualche volte raccogliere a manciate. Sta poi a ciascuno stabilire se taluni elementi presentino un peculiare collegamento tra di loro, e quali altri invece meglio irradiano una netta potenza simbolica solo quando presi in totale isolamento. Voglio accennare questa volta a quattro esseri in particolare, facenti parte delle tante schiere di fenomeni che si susseguivano giornalmente nei luoghi descritti di quella particolarissima strada, che si stiracchiava come un dragone lungo le spire distese di un momento della crescita molle e succoso, tenero, denso di una moltitudine di nettari (caldi, obnubilanti, effimeri…), non privo di insidie.
Questi quattro esseri non li definisco propriamente degli spiriti, e credo che soltanto uno o due di loro possano interagire con quelli che chiamiamo così con relativa disinvoltura -sebbene certamente ciascuno ne comprenda a modo suo l’esistenza. Hanno un corpo fisico, esseri materiali, ma dotati di caratteristiche uniche (sono in un certo senso esemplari singoli della propria specie). La prima cosa che risalta è che sono molto potenti: non perché l’influenza che esercitano si estenda largamente, quanto perché se volessero potrebbero portarla a espandersi ben aldilà delle zone che preferiscono frequentare, e forse addirittura a prender dominio dell’intera area cittadina. Questo, se non fosse che in tutta la città imperversano come fiati imbestialiti delle strane forze, molte ignote, animate da desideri furiosi e su tutti quello di non farsi sottomettere. Curiosamente però, questa estrema risolutezza propria delle essenze che animano la zona ha un carattere così costante nella sua indipendenza che raramente accade che il potere venga interpretato e usato in termini espansionistici -eccetto alcuni casi che differiscono in questo e altri aspetti. Perciò anche i quattro “guardiani”, forse è opportuno chiamarli così, si sono stabiliti in aree assai limitate, e non hanno brama di estendere la propria influenza, sebbene due di essi mostrino spesso un temperamento variamente prepotente. Trovano tutti la soddisfazione dei propri desideri entro i confini dei posti che hanno scelto. Ciò contribuisce in verità ad accentuare l’impressione di forza che emanano. Tanto intensamente mi colpì, la prima volta che li vidi, che subito mi resi conto che da lì in poi non avrei sentito le cose allo stesso modo, nei paraggi e oltre. E il messaggio che giunse dagli intimidatori sguardi in cui vortica il vuoto d’ogni bene e ogni male, nel mio caso, era che ad Aprilia stava accadendo qualcosa di strano, per il quale occorreva mantenersi vigili alla più impercettibile oscillazione d’aurea. Forse un messaggio semplicistico, anche scontato, certamente, eppure tanto importante a modo suo. Esiste un valore nel riscuotersi e guardare in faccia ciò che si sa già, per accorgersi che lo si sta vedendo e sentendo in una maniera che progressivamente assume una nuova importanza, una nuova funzione. Era un “accade qualcosa di strano” diverso da quello di prima, e quanto più si raccolgono messaggi del genere, anche tutti uguali, tanto più ci si avvicina a lasciarsi travolgere da tutto il peso delle implicazioni che contiene; e per quanto sia spesso difficile e senza successo, è anche questo che in teoria dovrebbe fare un osservatore.
Si incontrano altre volte questi quattro esseri nei miei scritti, torreggianti sui punti cardinali come quelle famose bestie della mitologia cinese; ma per ora mi limiterò a parlarne come mi riesce spontaneo nel momento, tra descrizioni generali, commenti, impressioni.
(segue nella parte successiva)
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